La plastica sostenibile è diventata una parola d’ordine negli ultimi anni, con governi e scienziati che cercano di trovare modi per rendere il materiale più utile e rispettoso dell’ambiente.
Sebbene sia stata sviluppata per la prima volta più di un secolo fa, la plastica è diventata una fonte di disagio ambientale sempre più grave.
Per risolvere il problema, scienziati ed organizzazioni devono trovare un modo più rispettoso per disfarsene. Anche i governi e le aziende devono assumersi la responsabilità della crescente quantità di rifiuti che producono.
Nelle prossime righe scoprirete alcune misure ed alternative a questo materiale che possono contribuire a ridurre l’impatto ambientale.
Cos’è il PCL
Un esempio di plastica sostenibile è il PCL. Il policaprolattone è un poliestere alifatico sintetico in grado di biodegradarsi in sei settimane. L’aspetto negativo di questo materiale è l’elevato costo di produzione.
Tuttavia questo polimero può essere prodotto in modo più economico mescolandolo con l’amido di mais. Il PCL è anche un buon candidato per l’uso nei dispositivi biomedici e nell’ingegneria dei tessuti, mentre invece non è così utile come le sue controparti petrolchimiche. Il policaprolattone infine ha anche alcune applicazioni nel settore del contatto con gli alimenti.
Passaggio alla plastica sostenibile: di chi sono le responsabilità?
La transizione verso la plastica sostenibile è guidata dalla preferenza dei consumatori e dalla consapevolezza dei problemi ambientali, oltre che da una severa legislazione governativa e da regolamenti sulla gestione dei rifiuti.
Infatti, uno studio del Global Footprint Network ha rilevato che il riciclaggio dei rifiuti non riciclabili potrebbe ridurre la domanda di risorse della terra fino a 16,5 milioni di veicoli all’anno.
In definitiva bisogna quindi cambiare il nostro modo di fare la spesa ed alcuni stili di vita per impattare sempre meno sulla salute del nostro pianeta.